lunedì 28 settembre 2009

LA MIXOMATOSI

Chiunque abbia avuto a che fare con un coniglio ha almeno sentito nominare questa malattia, che insieme alla malattia emorragica, viene considerata una delle patologie peggiori che possano riguardare il coniglio.
La mixomatosi è una malattia virale causata da un virus della famiglia del virus del vaiolo (Poxviridae), originaria del Sud America, dove esisteva in forma endemica in una varietà di roditori selvatici della famiglia dei leporidi, senza causare troppi problemi agli stessi.
Quando però passò ai conigli importati dall'Europa si rivelò immediatamente letale, portando a morte quasi il 100% dei soggetti colpiti.
Fu per questo che si pensò di esportarla in Australia e in Francia, negli anni '50, come lotta biologica alla proliferazione indiscriminata dei conigli selvatici.
Poi, come spesso capita in casi del genere, la cosa sfuggì di mano all'uomo e la natura reclamò quello che gli apparteneva...il risultato è che dal momento della sua comparsa nel coniglio domestico la malattia fu sempre mortale e soltanto oggi, dopo più di mezzo secolo, possiamo dire che esistono diversi ceppi virali che danno luogo a manifestazioni cliniche differenti, e per fortuna non tutte mortali.
Altro dato che mi pare qui importante ricordare è che il coniglio nano sembra essere meno sensibile rispetto alle razze di grande taglia.
Ma vediamo dunque come si trasmette e come si manifesta la mixomatosi.
Diciamo subito che il poxvirus ha un enorme potere infettante (1 solo virione è capace di causare la malattia), inoltre il virus ha una grande resistenza al freddo e alla disidratazione (persiste diversi mesi sulla cute o nelle squame cutanee), ma ha una scarsa resistenza alla luce e al calore, inoltre è sensibile all'azione della formalina e della varechina.
Esso può essere trasmesso direttamente tra individuo malato o infetto e individuo sano (per semplice contatto).
Ma la modalità più comune è quella indiretta, attraverso l'azione di artropodi vettori (pulci, zecche, zanzare, pidocchi, mosche, ecc.), ed in questo caso è caratteristico l'andamento stagionale, o addirittura tramite l'uomo stesso che maneggiando prima dei soggetti malati o infetti, può tramettere il virus da questi ai soggetti sani, se li manipola subito dopo, senza prendere le dovute precauzioni igieniche (in genere questo è il caso dei grandi allevamenti).
Per quanto riguarda la sintomatologia abbiamo già detto che oggigiorno può presentarsi in differenti forme cliniche, ma la manifestazione classica è quella nodulare, in cui dopo un'incubazione di 3-10 giorni compare nel punto d'inoculo un nodulo simil-tumorale (detto mixoma) che in genere si palesa in un'area priva di pelo (palpebre, padiglione auricolare, ecc.), in secondo luogo compare un caratteristico edema della testa, con tumefazione delle palpebre e scolo oculare purulento, anche senza congiuntivite.
Infine l'infezione generalizza, con formazione di mixomi secondari, localizzati soprattutto sulla faccia, ma anche nella regione dorso-lombare, alle estremità degli arti e quindi edema agli organi genitali.
L'andamento può essere acuto, subacuto o cronico ed alcuni conigli rimangono portatori asintomatici.
Nella forma acuta, caratterizzata da un tempo di incubazione breve, lesioni scarsamente delimitate e in rilievo ed un forte coinvolgimento degli organi genitali, il coniglio muore nel giro di 1-2 settimane (in genere per complicazioni secondarie di natura batterica).
Le forme attenuate, con tempi di incubazione più lunghi e lesioni scarse e poco essudative, hanno invece un tasso di mortalità inferiore al 50%, e nel caso la morte avviene entro 20-30 giorni.
Esiste anche una forma respiratoria, meno comune, che ha un'incubazione più lunga (1-3 settimane) e che può manifestarsi in seguito ad uno stress. In questo caso non avremo la presenza di mixomi, ma lesioni congestizie in forma di macule sulle orecchie e nella regione genitale. E' poi presente un'intensa tumefazione palpebrale, congiuntivite purulenta e corizza (dapprima minima e sierosa, poi muco-purulenta). Questa forma è molto più difficile da diagnosticare, per il fatto che decorre in forma latente e spesso cronica.
Bisogna poi citare una forma tipica del coniglio d'Angora (osservabile pure nelle razze nane) che in genere si manifesta dopo la raccolta del pelo.
Si tratta di un forma prettamente cutanea caratterizzata dalla comparsa di mixomi localizzati principalmente sul dorso, che risparmiano la testa, e hanno l'aspetto di placche eritematose di dimensioni variabili da pochi millimetri ad alcuni centimetri, tanto che è comunemente nota come "malattia dei bottoni rossi".
Ricordiamo che la mixomatosi è endemica nel Nord Italia, è presente nel Centro ed in Campania, mentre è poco diffusa nel resto del Sud d'Italia e nelle Isole.
Per la diagnosi ci si basa sui riscontri clinici, per cui è semplice nella forma nodulare classica per la presenza dei mixomi e dell'edema della testa, mentre diventa più complessa nella forma respiratoria cronica, visto che i sintomi sono meno eclatanti. Le forme più lievi possono ricordare una corizza o una pasteurellosi.
La diagnosi di certezza si ottiene ricorrendo all'identificazione degli elementi virali al microscopio elettronico, oppure grazie ad esami di laboratorio che prevedano la rivelazione dell'antigene tramite sierologia.
Purtroppo non esiste nessuna terapia davvero efficace e specifica, però la malattia può essere prevenuta con la vaccinazione che dà una buona protezione, ed è sempre consigliabile negli animali da compagnia che vivono in zone endemiche. La prima vaccinazione può essere effettuata a partire dalla 4° settimana d'età con richiami successivi ogni 4-6 mesi.
Una cosa importante da sottolineare è che questa è una malattia denunciabile alla ASL, secondo il Regolamento di Polizia Veterinaria e prevede la soppressione e la distruzione dei soggetti infetti, dal momento che i conigli che dovessero sopravvivere possono eliminare il virus per lungo tempo, fungendo da serbatoio della malattia.

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