mercoledì 17 giugno 2009

L'asma felina o bronchite cronica felina

L'asma del gatto è anche nota come bronchite cronica, asma bronchiale o bronchite allergica.
La penetrazione all'interno delle vie respiratorie di antigeni inalati provoca la degranulazione acuta dei mastociti (presenti sulle mucose dell'apparato respiratorio) e, quindi, il rilascio di serotonina.
La serotonina è il principale mediatore prodotto dai mastociti felini e contribuisce alla contrazione della muscolatura liscia di bronchi e bronchioli.
Ciò ha pertanto come conseguenza un'improvvisa contrazione di tale muscolatura liscia, con relativo restringimento del diametro del lume delle vie aeree, generando un rumore caratteristico al passaggio dell'aria (sibilo) ed una sensazione di soffocamento ad ogni atto respiratorio (quella che in umana viene definita "fame d'aria").
La malattia è spesso progressiva ed esita in bronchiectasia ed enfisema.
Gli antigeni che scatenano il rilascio della serotonina di solito non vengono identificati, ma quelli più comunemente sospettati sono i pollini di erbe ed alberi, il fumo (di sigarette o di camino), spray (lacca per capelli, antipulci, deodoranti ambientali, ecc.), lettiere polverose, talco e polveri antipulci; tra le cause va presa inoltre in considerazione la possibilità di un'allergia alimentare.
Il fumo di sigaretta sta assumendo un ruolo sempre più importante come possibile causa del problema nei nuclei familiari dove sono presenti dei fumatori, a causa della polluzione dei fumi verso il pavimento o i tappeti, che corrisponde proprio al livello da cui proviene l'aria inspirata dal gatto.
Il segno clinico più comune è la tosse associata alla difficolta respiratoria.
I gatti asmatici di solito assumono una caratteristica posizione rannicchiata.
Quelli colpiti in modo grave mostrano dispnea espiratoria, sibili, respirazione a bocca aperta e cianosi (colore bluastro delle mucose esplorabili, dovuta alla ridotta ossigenzione del sangue).
Alla visita clinica il paziente presenterà quindi un'espirazione prolungata e difficoltosa che coinvolge la muscolatura addominale (dicrotismo respiratorio).
Si possono riscontrare anche respirazione a bocca aperta, cianosi, ortopnea (dispnea da decubito), ansia, talvolta dilatazione addominale da aerofagia (per la respirazione a bocca aperta) e , all'auscultazione, murmure polmonare rinforzato e/o sibili espiratori, oltre ovviamente alla tosse.
Per quanto concerne la diagnosi ci si avvale dunque in primo luogo dei segni clinici: l'asma infatti va sempre sospettata nei gatti che tossiscono, soprattutto se assumono la tipica posizione rannicchiata.
In seconda istanza bisogna procedere con un esame radiografico del torace: la trama polmonare dei gatti con asma in genere presenta un aspetto caratteristico che viene definito "interstiziale" (aumento del disegno interstiziale con addensamenti peribronchiali), ma si possono rilevare altresì radiopacità alveolari a chiazze, diametri toracici aumentati, appiattimento del diaframma.
In alcuni soggetti possiamo avere il collasso del lobo polmonare medio di destra.
Tra gli altri reperti radiologici che si possono osservare vi è l'ingrossamento del cuore destro ed un'iperinsufflazione polmonare, aerofagia (dilatazione gassosa dello stomaco) o enfisema (le cosiddette bolle enfisematose, soprattutto nei casi cronici) o addirittura pneumotorace ( accumulo di aria nel cavo pleurico, per rottura di alveoli o brochioli).
Per quanto riguarda gli esami del sangue sia l'emogramma che la chimica clinica non permettono di ottenere reperti diagnostici; è stata segnalata eosinofilia periferica in una percentuale molto variabile (dal 20 al 75% dei casi) e a volte è presente una certa iperproteinemia.
Tra le indagini diagnostiche collaterali da prendere in considerazione c'è anche il lavaggio bronchiale o broncoalveolare (BAL), grazie al quale si può rilevare un cospicuo aumento degli eosinofili (comunque presenti anche nei gatti normali, ma in misura minore).
Un ulteriore esame che va effettuato è la ricerca degli anticorpi o l'antigene della filaria, tramite dei test appositi, eventualmente associati ad ecocardiografia, per la diagnosi di filariosi cardiopolmonare, altra causa importante di tosse da non sottovalutare, soprattutto in zone endemiche.
Tra le diagnosi differenziali vanno considerati (oltre alla filariosi cardiopolmonare), il linfoma felino, la cardiomiopatia, l'edema polmonare, la polmonite ab ingestis, la broncopolmonite e l'edema polmonare non cardiogeno.
Ricordiamo comunque che la tosse non è un sintomo così comune nel gatto, per cui quando presente l'asma felina va sempre sospettata per prima.
In quanto alla terapia durante la crisi respiratoria occorre somministrare Ossigeno attraverso una maschera facciale, un catetere nasale, una tenda (realizzata tramite l'applicazione di un collare elisabettiano chiuso parzialmente tramite del cellofan) o una gabbia ad ossigeno: queste due ultime eventualità sono da preferire, perché meno stressanti per un gatto in crisi respiratoria.
In secondo luogo bisogna infondere per via endovenosa corticosteroidi a rapida azione ed eventualmente aggiungere a questi ultimi dei broncodilatatori per via sottocutanea ogni 15-30 minuti, ad effetto.
Una volta ottenuto il controllo della crisi respiratoria potremmo pensare alla gestione a lungo termine di tale condizione patologica, che prevede innanzitutto l'eliminazione di tutti i fattori scatenanti sospetti (polveri, fumi, deodoranti, profumi, insetticidi ed altri allergeni), l'evitamento di situazioni stressanti o affaticamenti eccessivi, la scelta di un ambiente fresco e ben areato dove far soggiornare il gatto.
Ultimamente si trovano in commercio degli apparecchi brevettati per somministrazione di sostanze per via inalatoria a dose predeterminata (parliamo degli spray aerosol a base di corticosteroidi), costituiti da un distanziatore a cui applicare ad un lato il flacone di MDI (Metered Dose Inhalers) e all'altro capo una mascherina da anestesia da posizionare sul muso del gatto. Questa rappresenta una valida alternativa alla somministrazione di tali farmaci per via orale o parenterale.
Nella maggior parte dei gatti la prognosi relativa al controllo della sintomatologia dell'asma felina è buona, soprattutto quando ancora non si è verificato un danno esteso e permanente ai polmoni.
Purtroppo però la guarigione definitiva è assai improbabile, a meno che non si riesca ad individuare la causa sottostante e ad eliminarla definitivamente.
Dunque la maggior parte dei gatti richiede una terapia costante.
Inoltre i soggetti con attacchi asmatici gravi e acuti sono sempre a rischio di morte improvvisa per insufficienza respiratoria e soffocamento.

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