sabato 16 maggio 2009

La sindrome brachicefalica

Con questo termine si suole indicare una sindrome respiratoria o sindrome ostruttiva delle vie aeree superiori dovuta alla presenza di vere e proprie anomalie anatomiche plurime che sono tipiche delle razze brachicefale sia di cani (Bulldog, Boston Terrier, Carlino, Pechinese, Shi-tzu, Sharpei, ma anche Chow-chow, Bull Mastiff, Boxer ed altri) che di gatti (Persiano ed Himalaiano).
In tali razze si ha un accrescimento osseo della testa in larghezza, ma non in lunghezza, mentre i tessuti molli non sono ridotti proporzionalmente allo scheletro osseo che li contiene.
Tali alterazioni che possono portare a sviluppare problemi respiratori anche seri, comprendono narici stenotiche (ovvero troppo strette), un palato molle esageratamente lungo, l'eversione dei ventricoli laringei, il collasso laringeo e, tipica dei Bulldog Inglesi, l'ipoplasia tracheale.
La gravità di tali anomalie può essere di vario grado, inoltre possono presentarsi singolarmente oppure si possono avere combinazioni differenti delle stesse in un medesimo soggetto.
Questo determina quadri clinici molto differenti, ma in genere il quadro comune è dato dalla riduzione del flusso d'aria attraverso le vie respiratorie superiori (extratoraciche) che produce una sintomatologia ostruttiva con evidenti rumori respiratori, con stridori e stertore (respiro russante), incremento degli sforzi respiratori, possibili problemi alla deglutizione, cianosi di vario grado sino alla sincope, con perdita dei sensi.
Ovviamente la sintomatologia si aggraverà in corso di esercizio fisico, di eccitazione o stress ed innalzamento della temperatura e dell'umidità ambientale: tutte situazioni in cui l'animale tende a sviluppare polipnea, rendendo maggiori le difficoltà nel passaggio dell'aria.
Gli sforzi inspiratori associati solitamente a questa sindrome causano conseguentemente edema ed infiammazione secondari della mucosa laringea e faringea, accentuando l'eversione dei ventricoli laringei che riducono ulteriormente il diametro della glottide, peggiorando la sintomatologia e innescando un circolo vizioso che determina una sensazione di soffocamento crescente nell'animale.
Da quanto appena detto è chiaro che in alcuni casi si può produrre una pericolosa ostruzione delle vie aeree superiori, in cui è messa a repentaglio la vita stessa del soggetto e per cui si richiede un'immediata terapia d'emergenza.
Vediamo ora come diagnosticare tale sindrome.
In genere la si ipotizza basandosi sulla razza, sulla sintomatologia e sull'aspetto delle narici esterne: la stenosi delle narici appare di solito simmetrica bilateralmente e le pieghe alari possono venir risucchiate all'interno durante l'inspirazione, peggiorando così la riduzione del flusso d'aria.
Tra gli esami consigliati c'è in primis l'osservazione diretta della laringe, tramite laringoscopio, e, in secondo luogo, la valutazione radiografica della prime vie aeree e in particolare della trachea, per stimare la quantità e la gravità delle alterazioni ed emettere quindi una diagnosi definitiva.
La maggior parte delle altre cause di ostruzione delle vie aeree superiori infatti si possono escludere o confermare basandosi proprio sui risultati di questi due test diagnostici.
Per quanto riguarda la terapia dobbiamo tener ben presente che essa ha lo scopo di ridurre al minimo i fattori che inaspriscono i sintomi clinici (è quindi consigliabile una riduzione del peso corporeo, bisogna altresì limitare l'esercizio fisico, eliminare gli stati di agitazione, favorire il raffreddamento ambientale e corporeo) e di incrementare il flusso d'aria attraverso le vie aeree superiori (anche con la somministrazione di ossigeno).
Il trattamento di scelta è di sicuro la correzione chirurgica dei difetti anatomici.
La procedura specifica ovviamente dipende dall'anomalia che si vuole correggere e può includere sia l'ampliamento delle narici esterne che l'asportazione della porzione del palato molle in eccesso e dei ventricoli laringei estroflessi.
La correzione delle narici stenotiche è un intervento abbastanza semplice e può da solo portare ad una sorprendente diminuzione dei sintomi nei soggetti affetti.
Il trattamento medico, che consiste nella somministrazione di glucocorticoidi a rapida azione (a dosaggi antinfiammatori), Ossigeno e riposo forzato in gabbia, potrebbe ridurre sia l'infiammazione che l'edema secondari di faringe e laringe e, aumentando così il flusso dell'aria, attenuare i sintomi per un certo periodo; ma purtroppo non basterà comunque a risolvere il problema, anzi se si prolunga troppo rischia addirittura di aggravare la progressione della patologia.
Ad ogni modo in una situazione d'emergenza, aiuterà di sicuro ad attenuare i sintomi ostruttivi e la conseguente difficoltà respiratoria, permettendoci di prendere tempo per programmare al meglio la terapia chirurgica.
In quanto alla prognosi essa dipenderà dunque dalla gravità delle alterazioni anatomiche e dalla possibilità o meno di correggerle chirurgicamente.
Per molti animali la prognosi conseguente a quest'ultima opzione, specie se effettuata precocemente (solitamente entro i primi due anni di età), è buona.
Il collasso laringeo invece è un indicatore prognostico negativo.
La tracheostomia o la tracheotomia permanente si può considerare una procedura di salvataggio nei soggetti con grave collasso.
Inoltre va sottolineato che una trachea ipoplastica purtroppo non si può trattare chirurgicamente, ma che neppure esiste una chiara e diretta correlazione tra il grado di ipoplasia e la morbilità e mortalità.
La sintomatologia invece peggiorerà progressivamente se non si correggeranno i problemi che l'hanno scatenata.

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