giovedì 29 ottobre 2009

La piometra: un'emergenza frequente nelle femmine adulte intere

Per piometra si intende letteralmente un accumulo di pus in cavità uterina.
Si tratta di un'emergenza in quanto si realizza spesso in modo subdolo e quindi difficilmente individuabile da parte del proprietario e questo permette un progredire della situazione patologica, che si fa sempre più seria a causa dell'immissione in circolo delle tossine, batteriche e non, che provocano insulti anche gravi ad organi ed apparati vitali, come fegato e reni.
Questa affezione è strettamente legata al ciclo sessuale della cagna e della gatta, non più giovanissime (si realizza più frequentemente dai 6-7 anni di età in poi), indipendentemente da accoppiamenti o gravidanze, ovvero può interessare anche soggetti vergini, ma in genere compare durante il periodo del metaestro, ovvero nei due-tre mesi successivi all'estro (comunemente definito calore).
Tra le cause, oltre ovviamente al ruolo svolto degli ormoni progestinici (prodotti durante la fase luteinica o diestrale), che stimolano e assicurano un buon funzionamento delle ghiandole dell'endometrio e inibiscono l'attività del miometrio (la muscolatura dell'utero), favorendo la ritenzione del liquido endoluminale, ci sono anche cause iatrogene.
Infatti una delle principali concause è rappresentata dai trattamenti ormonali per sopprimere il ciclo estrale (ormai per fortuna sempre più rari, anche perché sconsigliati dalla maggior parte dei veterinari) o quelli per indurre l'aborto farmacologico (evenienza altresì da sconsigliare oltre che per i rischi correlati anche per l'elevato numero di insuccessi).
Infine altra concausa è data dalla colonizzazione batterica del lume uterino ad opera di ceppi patogeni (il batterio maggiormente implicato è Escherichia coli) che approfittano della ridotta motilità della muscolatura uterina e delle condizioni di stress (quasi sempre concomitanti), responsabili di uno stato di immunodepressione favorevole alla moltiplicazione dei batteri stessi.
I sintomi sono variabili in relazione alla diversità delle lesioni genitali ed extra-genitali che l'accompagnano, così come la sua evoluzione che può essere acuta o cronica.
In genere però il quadro sintomatologico dipende dal grado di apertura della cervice, dalla presenza o assenza di infezione batterica uterina, dalla durata dell'evoluzione dello stato patologico e dalla gravità delle lesioni extra-genitali (renali, epatiche e cardiache).
I sintomi di più frequente e costante riscontro sono: depressione del sensorio, anoressia, scoli vulvari (in genere maleodoranti), vomito, diarrea, polidipsia (aumento della sete) e poliuria (aumento dell'urinazione).
Il proprietario più attento riesce generalmente ad accorgersi da solo dell'anomala distensione addominale (dovuta all'aumento di volume dell'utero, per la sua sovradistensione da accumulo di materiale purulento), dell'edema vulvare e del leccamento incessante della regione vulvare da parte dell'animale.
Gli scoli vulvari (in caso di piometra cosiddetta aperta) sono costituiti da un pus giallo-verdastro o bruno, dall'odore nettamente fetido, vista la sepsi in atto.
Quando invece la cervice è completamente chiusa, l'accumulo di una grande quantità di pus nella cavità uterina si accompagna a gravissimi sintomi generali di intossicazione in atto.
Nella maggior parte dei casi di poliuria/polidipsia in una cagna o gatta che abbia superato i 6-7 anni di età si dovrebbe sempre sospettare, tra le diagnosi differenziali, una piometra.
Ricordo inoltre che nella maggioranza dei casi di piometra non si osserva nessun aumento di temperatura corporea e seppure dovesse essere presente ipertermia, in ogni caso, sarebbe comunque lieve e difficilmente la febbre supererebbe i 39°5'C.
Vediamo dunque quali sono i dati da prendere in considerazione per effettuare una diagnosi corretta di tale patologia.
Innanzitutto la palpazione dell'addome, che deve sempre essere fatta con delicatezza, per evitare accidentali rotture di un utero teso all'inverosimile, che da sola rivela un organo notevolmente aumentato sia di volume che di consistenza.
E poi, naturalmente le analisi del sangue: quasi sempre troveremo infatti un aumento del numero dei granulociti neutrofili, accompagnato dalla presenza di leucociti immaturi (leucocitosi compresa tra 20.000 e 200.000/μl) e a volte si può riscontrare altresì una lieve anemia (che però più spesso può venir mascherata dalla disidratazione).
A livello biochimico avremo invece un aumento da lieve ad imponente delle proteine totali, associata ad una diminuzione delle albumine.
Se lo stato di intossicazione ha iniziato a compromettere i reni si può osservare anche un aumento dei valori dell'azotemia (BUN), mentre all'esame delle urine si manifesta quasi sempre una netta proteinuria.
Lo striscio vaginale (anche in corso di piometre chiuse) rivelerà sempre la presenza di un cospicuo numero di granulociti neutrofili (con evidenti caratteri di tossicità) e di batteri.
In tutti i casi le analisi di sangue ed urine facilitano l'identificazione di un'eventuale patologia concomitante (diabete, nefrite, ecc.) la cui esistenza è importante da conoscere in anticipo per una corretta gestione della piometra stessa, oltre che per definire una prognosi più precisa, che in tali casi, ovviamente, tende ad essere sempre riservata.
La diagnosi di certezza e quindi definitiva però la dà senz'altro la diagnostica per immagini: un'ecografia addominale toglie ogni dubbio e consente anche di stabilire l'interessamento di uno e di entrambi i corni uterini, la quantità di materiale accumulato, e soprattutto le condizioni della parete uterina.
La terapia elettiva per risolvere questa situazione d'emergenza è prettamente chirurgica e prevede l'asportazione di utero ed ovaie (ovaristerectomia), in quanto un approccio unicamente medico è destinato al fallimento, portando a ricadute una volta interrotta la terapia, ma soprattutto determinando un rischio elevato per la vita dell'animale stesso, in quanto lo stato generale di quest'ultimo può ulteriormente peggiorare, pregiudicando l'intervento chirurgico.
La terapia medica va comunque instaurata in attesa e in preparazione della chirurgia.
Essa ha come obiettivi principali il mantenimento della funzionalità renale e dell'idratazione, il sostegno del circolo ematico, la prevenzione dello shock, la disintossicazione (fluidoterapia endovenosa, trasfusioni, farmaci disintossicanti e antishock), e l'eliminazione o quanto meno il contenimento dell'infezione batterica in atto (terapia antibiotica) oltre alla riduzione dei rischi connessi all'intervento stesso.
Da questo punto di vista ricordiamo che una grave complicazione della chirurgia in questione è rappresentata dalla rottura dell'utero con contaminazione della cavità addominale e conseguente peritonite.
Va infine citata la possibilità, per animali di alto valore riproduttivo, purché non siano in condizioni critiche, di ricorrere al tentativo di una terapia medica conservativa a base di prostaglandine (PGF2α), ma vanno citati altresì i rischi in questo caso di rottura dell'utero. Inoltre rimane alta la percentuale di recidive negli animali sottoposti a tale trattamento.

domenica 25 ottobre 2009

Suggerimenti utili per insegnare la marcia "al piede" al vostro cane

La marcia al piede, senza guinzaglio, è un obiettivo che a molti padroni di cani sembra un miraggio irraggiungibile, invece scopriremo come sia un traguardo, con un poco di pazienza e di costanza, perseguibilissimo e alla portata di tutti; soprattutto se tale insegnamento viene proposto il prima possibile.
La marcia al piede senza guinzaglio infatti può essere insegnata al cucciolo appena ha imparato a rispondere al richiamo. Esso costituisce un esercizio molto importante, perché è la base a partire dalla quale anche la marcia al guinzaglio si rivelerà di una semplicità estrema.
La maniera migliore e più corretta per insegnare al cane a camminarvi accanto, è quella di praticare gli esercizi di richiamo in un luogo calmo e privo di pericoli e di distrazioni, dove animale e padrone siano perfettamente rilassati.
Una volta ottenuta questa condizione, accovacciatevi, chiamate il cucciolo e accarezzatelo senza riserve appena arriva, ricompensandolo con coccole anche esagerate.
Quindi sollevatevi in piedi e datevi dei colpetti sul lato della coscia e del ginocchio con una mano, continuando a richiamare l'attenzione del cucciolo, servendovi di schiocchi con la lingua ed altri suoni che possono risultargli interessanti.
Infine iniziate a spostarvi, camminando lentamente, senza interrompere i segnali di richiamo.
Quando sarete certi che il cucciolo vi sta seguendo, potrete iniziare a variare la velocità, mantenendo inizialmente un passo corto, per poi gradualmente aumentarlo, ma sempre chiamando l'animale, battendovi sulla gamba per stimolare il suo interesse.
Altro punto importante è di non seguire una traiettoria lineare, ma al contrario effettuate curve, variate la velocità del passo ed il senso di marcia. Questo contribuirà a rendere l'esercizio divertente per il cucciolo che non smetterà così di seguirvi.
Ripetete questa sorta di balletto diverse volte, tenendo presente che l'obiettivo è quello di mantenere il contatto col cucciolo che sarà a volte davanti, a volte dietro, a volte di fianco a voi; ma che quasi sempre vi salterà accanto alle gambe. La cosa fondamentale comunque è che vi resti sempre vicino.
Una volta che il cucciolo si dimostrerà capace di seguirvi, perché trova la cosa stimolante e divertente, potrete aggiungere un ulteriore elemento all'esercizio: cercate cioè di fare in modo che il cucciolo vi rimanga accanto, e non dietro o davanti.
Ogni volta che vi supera fermatelo con un "no!" perentorio, pronunciato con voce ferma, al limite aiutandovi con una spinta delicata, per riportarlo nella giusta posizione.
Poi inizierete ad usare un segno molto efficace che consiste nel puntare un dito verso terra, tenendo la mano all'altezza del ginocchio. Ogni volta che si allontanerà indicategli così il punto in cui dovrebbe trovarsi.
Questo gesto di solito ha l'effetto immediato di provocare un leggero indietreggiamento del cucciolo: bisognerà allora schioccare di nuovo la lingua e ricominciare a camminare senza indugi. Il piccolo capirà così col tempo che può continuare a giocare seguendo il suo padrone, ma che non può più farlo camminando come vuole lui, senza regola.
Si consiglia di praticare questo esercizio allungando sempre di più il tragitto della passeggiata, mano a mano che il cucciolo appare più sicuro nell'esecuzione, ma sempre mutando direzione, in maniera tale che il cane non si possa distrarre ed impari che, dal momento che il padrone può in qualsiasi momento cambiare strada, dovrà tenerlo sempre d'occhio.
Durante l'esercizio bisognerà parlare continuamente col cane, dicendogli tutto quello che vi pare, qualunque cosa vi passi per la testa; l'essenziale è dirlo sempre con un tono di voce allegro e vivace, con variazioni di suoni, onomatopeici, utilizzando, quando il cucciolo cammina nel modo giusto, le espressioni a cui ricorrete abitualmente per congratularvi con lui (ognuno ha le sue...).
Occorre altresì modificare di continuo la velocità della camminata, sempre affinché il cane sia perennemente all'erta, per poter adattare il suo passo a quello del proprietario.
Ricordiamoci che questo esercizio dovrà prevedere delle sedute di addestramento comprendenti un po' di richiamo, un po' di marcia al piede senza guinzaglio ed altri esercizi miranti ad insegnare i comandi fondamentali (come il "seduto", il " terra", il "resta" e così via); ma il tutto non dovrà durare più di venti minuti complessivi.
Soltanto così eviteremo di portare il cane ad uno stato di saturazione e di noia; senza contare poi che se le sedute di esercizi durassero troppo anche il padrone si stancherebbe e non sarebbe più in grado di stimolare il cucciolo, che alla minima traccia di odore o al minimo evento esterno, non riuscirebbe a resistere e si allontanerebbe distratto da qualcosa per lui più interessante.
Durante tutto questo post mi sono rivolto al cane considerandolo sempre come un cucciolo, ma questo solo perché è sempre consigliabile iniziare da subito l'educazione del proprio cane.
Ciò non toglie tuttavia che questi esercizi possano essere eseguiti anche da un cane adulto, solo che risulterà leggermente più difficile, anche perché di solito le capacità ludiche e di apprendimento di un adulto sono inferiori a quelle di un soggetto giovane, ma proprio per questo la riuscita sarà ancora più lusinghiera e gratificante: non arrendetevi dunque di fronte ai primi insuccessi e continuate finché non riuscirete a stabilire il modo più corretto per entrare in sintonia col vostro cane!

giovedì 15 ottobre 2009

Come giocare correttamente con un gatto

Il gioco ovviamente è una componente importante ed indispensabile della vita e ce ne accorgiamo facilmente, osservando cani, gatti e...bambini; ma come al solito bisogna stare molto attenti alle differenze.
Per quanto riguarda i gatti possiamo distinguere due tipologie fondamentali: i giochi individuali (simili sia in assenza, che in presenza di esseri umani) e i giochi sociali (che prevedono delle forme di adattamento al partner umano).
Vediamo dunque di esaminarli nei dettagli anche per capire come relazionarci nella maniera più corretta possibile col nostro gatto domestico.
Per quanto riguarda i giochi individuali, diciamo che essi si adattano semplicemente al contesto e ai luoghi che l'ambiente offre e sempre più spesso questo ambiente è la casa del proprietario: essa offre comunque delle analogie con situazioni esterne.
Per citarne solo alcune, ad esempio, lo spazio vuoto sotto i mobili corrisponde a quello sotto le piante; le mensole o la parte superiore dei mobili, corrispondono ai rami degli alberi; le pallottoline di carta d'alluminio corrispondono alle pigne dei pini o ad una preda morta; gli oggetti che si muovono sull'acqua di una vasca, corrispondono a dei pesci o delle rane, facili da catturare.
Ovviamente alcuni di questi giochi individuali diventano sociali, per il fatto che l'uomo funge da agitatore o attivatore dell'oggetto stesso.
I giochi sociali veri e propri però sono quelli che prevedono un'interazione ed un adattamento col partner umano. Intanto deve essere presente anch'egli. Poi il partner di gioco è sia la persona nel suo insieme che una parte mobile del suo corpo (come una mano o un piede).
Attenzione però, perché questo tipo di giochi, coi gatti adulti specialmente, potrebbero trasformarsi bruscamente in aggressioni da difesa oppure in vere e proprie sequenze di caccia e terminare quindi con graffi o morsi. Dal momento che questo tipo di evenienza si ha per lo più solo nel gatto che vive in appartamento e molto più raramente in quelli che vivono fuori, si pensa che sia un tentativo di adattamento da parte del gatto ad un ambiente ipostimolante.
Cerchiamo dunque di capire come rendere l'ambiente domestico più interessante per il gatto e soprattutto come interagire con lui senza correre rischi di subire attacchi improvvisi con le relative conseguenze poco piacevoli.
Osservando i giochi quotidiani e le modalità di caccia del gatto possiamo intanto dedurre alcune regole per giocarci tenendo conto delle sue esigenze e delle sue abitudini.
Intanto sappiamo che la maggioranza dei gatti ha voglia di giocare e che la maggior parte lo fa per tempi superiori a 5 minuti.
Il gatto (essendo una specie predatrice) si attiva col movimento: la maggior parte dei suoi giochi infatti deriva dagli atti motori tipici dei comportamenti di caccia. E tale caccia si esercita su prede di piccole dimensioni.
I giocattoli da proporre pertanto dovranno essere piccoli e mobili (ma non troppo piccoli per evitare pericoli derivanti dall'ingestione accidentale): palle, piume, pallottole di carta d'alluminio, tappi di bottiglia (in plastica), zampa di coniglio, topi finti di falsa pelliccia, ecc.
Agitare questi oggetti, lanciarli raso terra, farli pendere da una cordicella, e così via rappresenterà per il vostro micio uno stimolo troppo allettante per rimanere indifferente: si innescherà quindi la sequenza tipica del comportamento di caccia (con eccitazione, vigilanza, ecc.).
Ricordiamoci che la caccia ha fine con la fuga o con la cattura della preda.
La fuga della preda tende a rinforzare il comportamento di gioco/caccia all'inizio, ma lo indebolisce sino ad estinguerlo, se la preda scappa sempre. La cattura al contrario lo rinforza.
Tenete altresì presente che in natura il gatto cattura in media una preda ogni dieci battute di caccia. Quindi dovrà riuscire a catturare il giocattolo/preda più di una volta su dieci.
Se la cattura della preda è fatta tramite le zampe, ovviamente dobbiamo prevedere l'uso delle unghie sfoderate per l'occasione, per cui attenzione a proteggervi le mani.
In genere si consiglia, per evitare rischi di graffiature, di non adoperare direttamente le mani per muovere il giocattolo/preda ma di piazzarlo all'estremità di una cordicella o di un bastone in maniera che sia separato di circa un metro dalla mano con cui lo controlliamo.
Questo non solo per la nostra incolumità, ma anche per evitare che il gatto impari a considerare accettabile il graffiare e/o mordere le mani.
Il topo e l'uccellino, prede favorite del gatto, non rimangono mai immobili e disponibili.
Allo stesso modo i giochi proposti al gatto non andrebbero mai lasciati a sua disposizione permanentemente, ma dovrebbero anch'essi scomparire dalla sezione di gioco.
Per imitare la natura è consigliabile dunque raccogliere i suoi giochi in una scatola apposita, se poi dovesse essere dotata di piccole aperture da cui il gatto può estrarre i suoi giocattoli, ecco che essa stessa potrebbe diventare un gioco da proporgli come ulteriore svago. E siccome poi non capita mai che la stessa preda ritorni nello stesso posto, è auspicabile trovare sempre nuovi oggetti da proporre in luoghi sempre diversi.
Cerchiamo anche di capire quali sono i giochi che il gatto preferisce, tenendo presente però che anche quelli che al momento non suscitano più interesse potranno prima o poi tornare di moda.
Fate giocare all'oggetto il ruolo della preda che si spaventa e scappa, si nasconde, si mostra, si arrampica, salta e fugge, utilizzate posti come il pavimento, la poltrona, il tavolo, il divano per creare dei nascondigli e degli spazi scoperti in modo che il giocattolo/preda possa sparire e riapparire.
Provate a trascinare un sacchetto di carta dura, vedrete che susciterete immediatamente l'interesse del vostro gatto che prenderà ad inseguirla, ad esplorarla. Se poi fate dei buchi nel sacchetto e vi fate passare una piuma o una cordicella, il gatto sarà ancora più motivato.
Al contrario del cane, dove è sconsigliabile (per motivi di ordine gerarchico) lasciare a lui l'iniziativa, per quanto riguarda il gatto, è a lui che va lasciata la prerogativa di decidere quando e se giocare. Diventa fondamentale pertanto rispettare i suoi ritmi e le sue voglie, senza forzarlo a giocare quando non ne ha voglia.
Nel caso in cui si dimostrasse disinteressato ad interagire con noi, eventualmente torniamo dopo qualche minuto, magari dopo che ha terminato la toilette e sarà finalmente dell'umore giusto per prendere in considerazione le nostre proposte di gioco (piuma, pallina da ping pong o un topolino finto che sia).
Teniamo presente anche che il gatto ama cacciare soprattutto alla luce tenue della sera o al primo mattino. Per cui a volte, per risvegliare il suo istinto di caccia, basta abbassare l'illuminazione dell'ambiente.
Infine non ci dimentichiamo che il gatto è uno sprinter e non un corridore di fondo, per cui si stanca presto. La durata di ogni sessione di gioco non dovrà quindi durare più di 5-15 minuti, pena l'esaurimento del suo interesse e della sua motivazione.
In tal caso è consigliabile aspettare e tornare a provocarlo più tardi, anche più volte (sino ad una dozzina al giorno), sempre che ne abbiate tempo e voglia.
Un altro concetto importante è quello del cosiddetto arricchimento ambientale.
Considerato che l'ambiente esterno per un gatto è notevolmente più interessante del noioso e monotono ambiente domestico, dovremmo cercare di rendere quest'ultimo più attraente ed avventuroso possibile.
Dovremo di conseguenza arricchirlo trasformandolo in una vera e propria palestra per gatti.
A tale scopo vanno benissimo ad esempio delle scatole di cartone con buchi di circa 10 cm di diametro, attraverso cui il gatto potrà felicemente nascondersi ed osservare la realtà esterna, oppure cercare di sfruttare anche la tridimensionalità offerta da quelle costruzioni, ormai di facile reperimento presso i negozi di animali, organizzate su più livelli o dei tunnel di cartone (costruiti da noi stessi).
Ed ancora inventarsi dei nascondigli perché il cibo non sia immediatamente alla sua portata (ad esempio perforare delle scatoline di plastica all'interno delle quali mettere dei croccantini, che dovrà estrarre con le zampine), costruire un'amaca con un vecchio lenzuolo, collocare bacinelle d'acqua con oggetti galleggianti al loro interno, da far muovere e catturare, e così via dicendo, dando così spazio anche alla nostra di fantasia.
L'importante è capire che il gatto ha bisogno di attività cognitive stimolanti, per sviluppare le sue naturali doti di riflessione ed analizzare problemi sempre nuovi, da risolvere utilizzando le sue capacità deduttive.
Solo così avremo un gatto attivo e felice, aiutandolo a mantenere basso il suo livello di stress e di noia, fornendogli al contempo, di conseguenza, una salute psicofisica invidiabile.