domenica 28 dicembre 2008

Le fobie dei rumori: spari, botti di capodanno e temporali

Le fobie per i rumori sono tra le risposte fobiche più diffuse e comunemente osservabili soprattutto nei cani.
Come primo punto fondamentale parlando di questo argomento va precisato che, a differenza della paura, che spesso ha un valore adattivo e una sua utile funzione, la fobia per definizione interferisce col normale funzionamento dell'organismo: essa non si estingue con una graduale esposizione nel tempo allo stimolo che l'ha suscitata, ma anzi si radica e si fa più intensa, con manifestazioni di panico, ansia o catatonia sempre più serie.

Col ripetersi dell'esperienza in molte occasioni si arriva ad associare all'evento fobico ogni avvenimento collegabile spazio-temporalmente, giungendo sino all'anticipazione sempre più precoce della risposta incontrollata, in un crescendo di sintomi che sfociano se possibile nella fuga o, laddove questa fosse impossibile, in una intensa ansia e disagio profondo (testimoniate da tremori, ipersalivazione e tentativi di nascondersi) che testimoniano una scarsa o nulla tollerabilità allo stimolo fobogeno.
In questo periodo dell'anno purtroppo quasi ogni proprietario di cane deve fare i conti col vero e proprio terrore che il loro beniamino esprime ogni volta che sente lo scoppio di un petardo: in genere sono quegli animali che già in giorni normali presentano una soglia di reattività ai rumori molto bassa. Questi soggetti vivono davvero una condizione penosa anche durante lo scoppio di temporali e non parliamo poi della notte di capodanno, durante la quale sono costretti a subire una serie di esplosioni ravvicinate e di intensità elevata.
E' frequente infatti che nel periodo di capodanno i Pronto Soccorso Veterinari debbano far fronte ad un numero cospicuo di emergenze legate a ferite anche serie che gli animali si sono procurati nel tentativo di fuggire, scavalcando ostacoli di ogni genere, pur di sottrarsi al rumore degli scoppi.
Senza contare poi quanti cani scappando in questa situazione di terrore non riescono più a ritrovare la strada di casa perdendosi e vagando senza una meta o finendo per essere vittima di investimenti.

Lasciando perdere le considerazioni personali su questa stupida usanza, vediamo come affrontare nel migliore dei modi tale situazione e soprattutto come renderla il più possibile vivibile ai nostri amici a quattro zampe.
Innanzitutto chi possiede animali ipersensibili ai rumori dovrebbe cercare di prendere alcuni semplici accorgimenti per rendere l'ambiente il più tranquillo possibile, oscurandolo e rendendolo ovattato ad esempio chiudendo le imposte ed usando tendaggi pesanti che assorbano almeno in parte i rumori delle esplosioni e soprattutto che impediscano ai bagliori di raggiungere l'interno dell'abitazione, aggiungendosi allo stimolo acustico.
Se si tratta di cani che normalmente dormono all’aperto, è bene ospitarli eccezionalmente in garage o in casa per questa notte.
L'altra accortezza fondamentale consiste nel comportarsi nella maniera più naturale possibile, senza tentare in alcun modo di rassicurare con carezze e un tono di voce diverso il cane che sta tremando o cerca di nascondersi, anzi rimanendo totalmente indifferenti: ciò serve a trasmettere sicurezza e tranquillità o almeno a non sottolineare il tutto, assecondando e rafforzando la sua paura.
Di solito in queste occasioni sia i cani che i gatti tentano di nascondersi in luoghi molto angusti e appartati, finendo sotto il letto o sotto un mobile o ancora in bagno (dietro i servizi igienici). Quest'ultima tendenza, soprattutto durante i temporali, sembra sia dovuta alla percezione da parte dell'animale della variazione delle cariche elettrostatiche nell'aria, dal momento che appunto lì pare risultino essere più stabili o meglio neutralizzate.
In ogni caso questi tentativi di cercare riparo non vanno assolutamente ostacolati, né ci si deve sentire spinti a stanare il nostro animale da tale rifugio improvvisato, perché non faremmo altro che accrescere il suo terrore.
Come al solito in questi casi l'indifferenza è il comportamento più adatto da tenere: quindi evitiamo proprio di interagire con loro in questi momenti.
Nei casi più lievi il proprietario può, sempre che lo stato di fobia dell'animale lo consenta, tentare di distrarre il cane invitandolo al suo gioco preferito, affinché uno stimolo positivo come la motivazione al gioco prevalga su quello negativo fobico; ma questo non sempre è possibile, proprio perché il povero fido non è di solito in grado di tenere a freno il terrore che si è impossessato di lui.
Da questo punto di vista è sempre molto utile l'utilizzo di feromoni di appagamento (D.A.P.) per il cane o di identificazione (Feliway) nel gatto, in particolare nello stadio di fobia semplice, ovvero in quegli animali che tremano, ansimano o tendono a nascondersi in un luogo buio.

Per quanto riguarda invece le cosiddette fobie complesse, che si esprimono attraverso ulteriori sintomi quali ipersalivazione (scialorrea), sbadigli, vomito, diarrea, camminare avanti e indietro nelle stanze della casa, minzioni emozionali in occasione della percezione del botto, di solito occorre associare alla terapia feromonale l'uso di ansiolitici per tenere sotto controllo situazioni altrimenti ingestibili.
In tal caso però è indispensabile una visita comportamentale preventiva che aiuti ad individuare l'approccio terapeutico più adeguato e soprattutto per valutare caso per caso il rapporto rischio/beneficio nell'utilizzo di tali farmaci.

venerdì 26 dicembre 2008

Intossicazione da Poinsettia o Stella di Natale

Visto il periodo natalizio, dal momento che in questi giorni le nostre case si sono riempite delle cosiddette Stelle di Natale o Poinsettie (nome scientifico: euphorbia pulcherrima), vorrei parlarvi di un'evenienza abbastanza comune per i nostri piccoli amici, ovvero l'intossicazione più o meno grave dovuta all'ingestione di parti di questa pianta ornamentale.
Questa bella pianta appariscente per i colori accesi che contraddistinguono le cinque brattee circondanti le piccole infiorescenze che si formano alla sommità dei suoi steli, appartiene alla famiglia delle Euphorbiaceae, che si caratterizzano proprio per una linfa lattescente fortemente irritante.
Infatti è bene sapere che tutte le sue parti (foglie, stelo e linfa) contengono diverse sostanze tossiche rappresentate principalmente dagli esteri del forbolo, (su cui tra l'altro sono stati condotti vari studi riguardanti la cancerogenesi chimica), responsabili in caso di ingestione, di una grave irritazione dell'orofaringe e dell'esofago.
La Poinsettia nel passato è stata ritenuta generalmente molto tossica; ma in realtà in tempi recenti la ricerca ha smentito questa paura, perché sperimentalmente è stato visto che era impossibile dar luogo, in animali da laboratorio, ad un'intossicazione letale.
Le lesioni che determina l'ingestione di tutte le sue parti difatti sono più che altro delle lesioni aspecifiche, come testimonia la sintomatologia che ne deriva:
-tosse
-soffocamento e dispnea
-tremori
-crisi convulsive
-atassia
-conati di vomito
-scialorrea (ipersalivazione)
-strofinamento della bocca con le zampe
-crampi intestinali
-diarrea
-temporanea cecità
Per cui anche il trattamento, non esistendo antidoti, è prettamente sintomatico e di supporto.
In caso di ingestione si consiglia dunque l'uso di adsorbenti (come il carbone vegetale attivato), demulcenti gastrici e gastroprotettori o, in caso di sintomi respiratori, anche analettici che facilitino e stimolino appunto la respirazione resa difficoltosa dall'intossicazione.
Nel caso poi di vomito e diarrea imponenti si rende necessaria la reintegrazione degli elettroliti persi con l'apporto di una fluidoterapia endovena, onde correggere eventuali scompensi idroelettrolitici.
Infine, laddove possibile, è indicato lo svuotamento gastrico, tramite induzione del vomito o lavanda gastrica, seguiti sempre dalla somministrazione di carbone attivato e purganti.
Spero di non aver spaventato nessuno con questo post, ma vorrei fosse chiaro che purtroppo spesso, come per noi, anche per i nostri animali è frequente che in casa si nascondano insidie e pericoli, facilmente evitabili nel momento in cui si conoscano i rischi ad essi connessi.

martedì 23 dicembre 2008

Aspetti e transiti planetari (terza parte)

Con l'appuntamento dell'argomento astrologico odierno siamo giunti alla seconda fase dell'esame degli aspetti, consistente in una vera e propria sintesi logica che, tenendo conto di tutti gli elementi raccolti durante l'analisi preliminare che abbiamo visto nei due post precedenti, deve coordinarli nella visione generale del tema di nascita.
Come accennato in conclusione del secondo post dedicato a questo argomento, tale sintesi sfugge ovviamente ad uno schema di regole specifiche, perché richiederebbe una tale mole di precisazioni casistiche da essere veramente impensabile. Basti pensare che gli aspetti, nella loro pura definizione geometrica, sono il presupposto di infinite combinazioni, modificabili a loro volta da infinite sfumature.
In pratica, tanto per fare un esempio, non esiste un quadrato Marte-Giove in sé; ma esiste un quadrato tra Marte in un dato segno e in una data casa, e Giove in un dato segno e in una data casa. E i due pianeti in questione possono ricevere a loro volta da altri punti del tema natale altri aspetti che rafforzano o indeboliscono il loro rapporto reciproco.
Infine tale quadrato, pur poggiando sugli stessi segni e le stesse case, può avere un significato molto diverso a seconda se il soggetto ha il Sole di nascita in Capricorno o in Cancro.
Da questa premessa si evince che solo la logica deduttiva e l'esperienza sono le vere guide in questa fase dell'esame astrologico, ma vediamo di prendere in considerazione almeno dei principi fondamentali cui attenersi per evitare di perderci nella vastità dei dati da analizzare:
1) - Come prima cosa dobbiamo tener presente che i pianeti conservano sempre una certa influenza sui segni del loro domicilio ed esaltazione, anche se occupano segni diversi.
2) - Inoltre i pianeti conservano altresì una certa influenza (sebbene di intensità inferiore che nel caso precedente) anche sulla casa di cui sono simbolicamente signori.
3) - Qualsiasi aspetto che coinvolga un pianeta domiciliato in un dato segno va visto nel suo possibile riflesso su tale segno (anche se non è toccato dall'aspetto stesso), nonché sulla casa occupata da tale segno. Prendendo come esempio il quadrato considerato nello scorso post, che si forma tra Nettuno in Leone e in casa prima, e Giove in Scorpione e in casa quarta, dovremo considerare che la sua influenza si estenderà marginalmente anche sulla casa quinta occupata dal Sagittario e sulla casa ottava occupata dai Pesci, e anzi in questo caso l'influenza sarà ancora più pronunciata perché ambedue i pianeti formanti aspetto sono signori dei due segni presi in considerazione.
4) - Qualsiasi pianeta formante aspetto che si trovi nel proprio domicilio o nella propria esaltazione avrà tendenzialmente un peso maggiore nell'aspetto stesso.
5) - Qualsiasi pianeta formante aspetto si trovi nel proprio esilio o caduta si inserirà tendenzialmente in modo meno preciso e coerente nello schema di influenze dell'aspetto stesso.
6) - Qualsiasi aspetto va inserito nello schema dei valori dominanti o carenti del tema e giudicato in base ad essi: una Luna afflitta può essere più grave per un nativo del Cancro o dei Pesci che per un nativo dell'Aquario o dell'Ariete; ma torna ad avere una certa gravità, almeno caratteriale, per un nativo del Capricorno, che presenta già tendenzialmente una carenza lunare.
Lo stesso ragionamento è valido per tutti i pianeti e va seguito caso per caso con estrema cura, evitando generalizzazioni e le idee preconcette.
Quel che conta maggiormente nello Zodiaco, e dunque in ogni tema natale, è l'equilibrio delle forze, l'armonia degli elementi vitali, o almeno la loro pacifica convivenza.
7) - Qualsiasi aspetto va visto nella gamma dei suoi possibili effetti, tenendo conto che nessuno di essi, pur manifestandosi in forma più appariscente, esclude gli altri.
Per esempio: un quadrato Marte-Urano può influire sull'aggressività e sulla forza di decisione (indebolendole) e al tempo stesso può predisporre a incidenti alle mani, nonché ad una morte accidentale o violenta.
Le case e i segni su cui poggiano i pianeti chiariscono, rafforzando o attenuando, la "direzione" delle varie influenze. Nel caso citato sopra, gli incidenti alle mani saranno più probabili, o più gravi, se Marte o Urano si trovano in casa sesta, o in Vergine, mentre la possibilità di morte violenta si accentua se Marte o Urano si trovano in casa ottava, o siano signori di tale casa; e ancora tale rischio aumenterà se il quadrato poggia tra l'ottava e la quinta, si attenuerà invece se il quadrato poggia tra l'ottava e l'undicesima.
Saranno poi i transiti, come vedremo, a determinare il profilarsi più preciso delle influenze degli aspetti, o il loro scatto decisivo.

giovedì 18 dicembre 2008

News dalla Cerimonia per i 10 anni del Comitato Bioetico per la Veterinaria

Notizie fresche di giornata o quasi, visto che solo ieri si è tenuto a Roma (nella Sala del Cenacolo della Camera dei Deputati, a palazzo Valdina) il Cerimoniale per il decennale del Comitato Bioetico per la Veterinaria, alcune delle quali molto interessanti.
Ricordiamo qui per inciso che il Comitato Bioetico per la Veterinaria, a partire dal 1997, ha prodotto pareri che ancora adesso sono preziosi per la soluzione di problemi come: cani pericolosi, macellazione, trasporti, eutanasia e consenso informato in Veterinaria.
Ancora più importante è il lavoro che inizia ora, ovvero far si che il riconoscimento della "senzienza" agli animali porti dei reali concreti miglioramenti nelle condizioni di vita e che la superficialità con cui vengono affrontate buona parte delle cose del mondo non sia addirittura controproducente in questo campo.
La questione delle “razze canine sofferenti” ad esempio, costituisce un caso emblematico, utile per sollevare l’interesse generale sulle condizioni di vita dell’intero mondo animale e per contribuire alla responsabilizzazione nei confronti dei più deboli.
Vediamo dunque quali sono alcuni degli argomenti trattati in tale occasione e ripresi anche dal nostro quotidiano di informazione on line, ANMVI Oggi:

1)-All'inizio del 2009 arriverà la nuova ordinanza sui cani pericolosi e il sottosegretario Francesca Martini ha annunciato il proseguimento del lavoro comune con il ministro degli Esteri Franco Frattini riguardo all'importazione di cuccioli di cane:
''Stiamo sentendo le ambasciate - ha sottolineato la Martini nel corso della cerimonia per il decennale del Comitato bioetica per la veterinaria - che sono il luogo di partenza per questi cuccioli allevati in maniera intensiva come fossero polli. Con la prossima presidenza europea della Repubblica Ceca, il primo Consiglio dei Ministri europeo che si occuperà di materie veterinarie potrebbe essere l'occasione buona per misure su questo tema."
2)-Il sottosegretario del ministero del Welfare ha inoltre annunciato che prima di Natale arriverà un'ordinanza sul tema dell'avvelenamento degli animali:
''Tra pochi giorni firmerò un'ordinanza sui c.d. 'bocconi killer' contro quelli che definisco gli 'unabomber' dei cani che prevede il coinvolgimento dei proprietari, dei veterinari ma anche dei sindaci dei comuni in cui avvengono gli avvelenamenti''. L'ordinanza prevede l'obbligo di denuncia da parte del proprietario dell'animale e del veterinario, qualora ne venga a conoscenza, del presunto avvelenamento dell'animale. In una seconda fase è previsto l'invio di campioni all'Istituto zooprofilattico competente che analizzerà la carcassa, per verificare la composizione dei 'bocconi killer' e il coinvolgimento del sindaco del territorio in cui è avvenuto l'avvelenamento che è tenuto a perimetrare la zona e a bonificarla. Il ministero del Welfare attiverà un numero verde ad hoc per "informare i cittadini su questo tema".
3)-Il sottosegretario Martini è inoltre intervenuta sul tema dell'eutanasia, in seguito alle notizie diffuse dalla stampa del fatto che alcuni proprietari avrebbero chiesto di sopprimere animali sani, per difficoltà legate alla crisi economica:
"L'eutanasia su esemplari sani è una questione di gravità assoluta - ha sottolineato il sottosegretario - ma soprattutto è un atto punito dalla legge 189 del 2004. Per questo è importante che i veterinari facciano informazione tra i cittadini".
4)-Infine sui problemi legati al mantenimento dei propri animali, moltiplicate dalla difficile situazione economica di molte famiglie, la Martini promette:
"Sulla defiscalizzazione delle spese per gli animali non ci fermiamo. Credo che dovremmo rompere il grande muro di chiusura, cambiare anche culturalmente la mentalità e contribuire a creare un'opinione favorevole su questo aspetto. Partendo dal fatto che è sbagliato contrapporre a questo altri bisogni e stabilire poi quale abbia la priorità". (Fonte: ANSA/Adnkronos)
Sarebbe davvero segno di onestà e coerenza che a queste belle parole seguissero anche i fatti e tutti noi ci auguriamo sinceramente che sia così, o almeno ci speriamo...

domenica 14 dicembre 2008

ONCOLOGIA: il grading e lo staging di un tumore

Oggi vorrei parlare di un argomento non proprio simpatico, ma che purtroppo è di notevole attualità, data la diffusione dei tumori anche nei nostri piccoli amici, i quali, grazie ad un incontestabile allungamento della loro vita, sono più facilmente esposti al rischio di manifestare durante l'arco della loro esistenza la malattia neoplastica.
Ricordiamo poi per inciso che i tumori sono malattie ad eziologia polifattoriale, ovvero le cui cause sono date da un insieme di fattori che contribuiscono in varia misura, ma tutti assieme, al loro manifestarsi: cause genetiche, ambientali, traumatiche, chimiche, fisiche, infettive, parassitarie, ecc.
La distinzione classica a cui noi tutti siamo abituati è tra benignità e malignità del tumore, ma da un punto di vista clinico sono importantissime altri due sistemi che ci permettono di prevedere il comportamento del tumore in esame secondo il suo stadio evolutivo, proprio per ottenere delle precise indicazioni prognostiche: il grading e lo staging, ovvero il grado e la stadiazione del tumore stesso.
GRADING: Il grado della neoplasia
Il grading è la suddivisione di un tipo di neoplasia in categorie o gradi, secondo l'aspetto morfologico cellulare, ovverosia in base alle caratteristiche morfologiche delle cellule di un campione citologico ottenuto dal tumore in esame, per mezzo del quale si definisce il grado di differenziazione cellulare o di anaplasia e che ci permette di ottenere una previsione abbastanza attendibile del suo comportamento biologico.
I criteri che si prendono in esame per arrivare a stabilire il grado di una neoplasia sono i seguenti:
- invasività
- cellularità
- indice mitotico
- necrosi
Tali caratteristiche vengono considerate singolarmente o in gruppo; ma va detto che non bisogna confondere questa classificazione con quella istologica o con la stadiazione clinica (che vedremo poi).
Negli schemi semplici si prende in considerazione un solo criterio tra quelli visti sopra, per es. l'invasività o la valutazione dell'indice mitotico. Per cui secondo questi criteri una determinata neoplasia maligna può essere assegnata ad uno dei vari gradi, che variano da ben differenziata (basso grado), a poco differenziata (alto grado).
Per determinare uno schema di grading valido e quanto più oggettivo possibile, si procede analizzando veri e propri algoritmi, che richiedono la considerazione di risultati riferibili ad alcuni valori statisticamente dipendenti dal grado: il risultato della misurazione dunque deve essere il meno ambiguo e il meno pregiudiziale possibile.
Nel caso dei cani e dei gatti sono stati proposti numerosi schemi di grading, diversi a seconda del tipo di neoplasia considerata, ad ogni modo una comune caratteristica utilizzata in tanti schemi di grading è senz'altro la valutazione della replicazione cellulare, ottenuta attraverso la determinazione dell'indice mitotico, ovvero contando il numero di mitosi presenti in 10 campi microscopici a 40 ingrandimenti, stabilendo alla fine una media sul totale.
Purtroppo questo metodo che è risultato il migliore per la valutazione prognostica di sopravvivenza e di risposta alla terapia per quanto riguarda melanomi e sarcomi, non è applicabile a tutti i tumori. Per cui quando uno schema di grading non è stato convalidato per un certo tipo o gruppo di neoplasie, può essere comunque utile riportare alcuni dei criteri valutativi citati sopra, ma il patologo deve sapere che non necessariamente questi forniscono informazioni circa la sopravvivenza o la risposta alla terapia.
Infine va ricordato che per alcune neoplasie (ad esempio quelle mammarie o tiroidee) l'identificazione del tipo cellulare e della specie animale colpita è fondamentale al fine di poter formulare una prognosi attendibile e precisa, dal momento che il comportamento di tali neoplasie è ben codificato.
STAGING: la stadiazione della neoplasia
Altro criterio importantissimo che permette di valutare sia l'eventualità di procedere con una chemioterapia sia di fornire indicazioni prognostiche sull'evoluzione del tumore e di conseguenza sulla durata e la qualità di vita del paziente, è la stadiazione clinica della neoplasia. Essa inoltre permette di giungere ad una uniformità di interpretazione da parte dei patologi, dal momento che prende in esame dei criteri standardizzati.
Il sistema di stadiazione più diffuso in veterinaria, così come in umana, è quello creato dall'OMS: la cosiddetta classificazione TNM. Tale sigla indica le iniziali delle tre categorie principali usate per classificare gli stadi della neoplasia, in base alla sua estensione anatomica: T (dimensione del tumore originario) + N (condizione dei linfonodi regionali) + M (presenza o meno di metastasi).
Ciascuna neoplasia ha criteri specifici di categorizzazione, ma ci sono regole generali: le dimensioni del tumore sono categorizzate dalla lesione in situ (T0=nessun tumore evidente) a gradi che ne indicano l'aumento di volume (da T1 a T4).
Quando non si verifica interessamento dei linfonodi regionali, la designazione è N0, mentre il coinvolgimento linfonodale progressivo è indicato come N1, N2, N3 o N4.
Infine le metastasi a distanza (ematogene) vengono riportate su una scala che va da M0=assenza di metastasi, a M1=presenza di metastasi.
Questa fase rappresenta un momento essenziale ed obbligatorio nel percorso diagnostico della neoplasia: infatti è solo dopo aver valutato il TNM di un dato paziente che è possibile inquadrarlo in uno stadio clinico e di conseguenza stabilire un percorso terapeutico adeguato.
Le procedure diagnostiche attualmente a nostra disposizione che ci permettono di definire accuratamente lo staging di un dato tumore, comprendono l'esame citologico e/o istologico di un campione ottenuto tramite varie tecniche bioptiche e le indagini strumentali (radiografia tradizionale, ecografia, endoscopia, TAC o RNM) sino alle più complesse indagini supplementari che si avvalgono di tecniche quali l' immunocitochimica, la citometria a flusso e la citogenetica.
Ho voluto sottolineare tutto ciò perché sia chiaro che al giorno d'oggi anche per i nostri animali non si deve più pensare alla malattia neoplastica come ad una condanna a morte definitiva e senza possibilità di appello, ma anzi, fermo restando la necessità di una diagnosi precoce, abbiamo diverse alternative a nostra disposizione per tentare di tenerla sotto controllo o addirittura, in molti casi, per sconfiggerla definitivamente!

giovedì 11 dicembre 2008

L'aggressività felina

Fra i problemi comportamentali del gatto per cui si ricorre più frequentemente allo specialista, l'aggressività risulta seconda solo all'eliminazione inappropriata delle deiezioni.
I gatti aggressivi possono effettivamente rappresentare un pericolo per gli esseri umani e per gli altri animali della famiglia con cui convivono. Inoltre i proprietari per questo stesso motivo, saranno portati, più che in altre occasioni, a volersene disfare, abbandonandoli quando va bene in gattili e rifugi per animali.
Ovviamente in queste situazioni i veterinari hanno un ruolo molto importante e di notevole responsabilità, perché spetta loro esprimere un parere professionale sul perché il gatto si comporti così sgradevolmente e soprattutto vengono chiamati ad individuare le probabili cause e a fornire indicazioni sui possibili rimedi.
Come per qualsiasi altro problema comportamentale il primo passo per una corretta diagnosi e il relativo successo terapeutico consiste nell'escludere una qualsiasi eziologia medica sottostante o fattore contribuente, attraverso la raccolta di un'accurata anamnesi comportamentale e clinica, con la stesura di un elenco di possibili diagnosi differenziali, onde individuare un sospetto diagnostico plausibile.
Ricordiamo infatti che qualsiasi affezione di natura medica che causi dolore o disagio ad un gatto può portare ad un comportamento aggressivo. Inoltre esso può essere uno dei segni clinici di malattie o condizioni patologiche sottostanti quali: avvelenamento da piombo, toxoplasmosi, encefalopatia ischemica, uremia, ipertiroidismo, encefalopatia epatica, rabbia, attività convulsivanti e neoplasie del sistema nervoso centrale (in particolare il meningioma).
Indipendentemente da tutto è poi importantissimo riuscire ad ottenere una anamnesi comportamentale completa, ovvero tutta una serie di informazioni che solo il proprietario e chi convive col gatto, può fornire. Per questo motivo tale parte della visita richiede spesso molto tempo (anche più di un'ora) e per evitare di dimenticare od omettere informazioni utili, conviene utilizzare una scheda che preveda una serie di quesiti standardizzati.
Si tratta di guidare il proprietario evitando che questi dia, com'è abbastanza frequente che accada, un'interpretazione personale e spesso fuorviante dei fatti.
In primis vanno raccolte informazioni dettagliate relative all'origine del gatto in questione (provenienza, età in cui è stato introdotto in casa, dati riguardo a padre, madre e fratelli) e una descrizione delle sue abitudini relative all'eliminazione delle deiezioni.
L'anamnesi comportamentale di base in casi di aggressività deve comprendere poi la descrizione degli episodi recenti del comportamento indesiderato, l'insorgenza e la durata del problema, le circostanze che portano agli eventi aggressivi, le vittime o i bersagli dell'aggressione, il numero di episodi e la gravità degli attacchi (c'è stata lacerazione della cute? La vittima ha avuto bisogno di ricorrere a cure mediche?).
Poiché molti casi di aggressività felina sono fortemente correlati ad attriti sociali fra gatti dello stesso nucleo famigliare, è necessario ottenere tutte le informazioni relative agli altri felini che vivono in casa.
Può essere molto utile la descrizione di una "giornata tipo" del gatto aggressivo e delle vittime, che comprenda tutte le interazioni nelle 24h fra il gatto aggressivo, gli altri animali da compagnia e le persone che vivono nella stessa casa. Si devono descrivere le attività connesse al gioco, alla toelettatura, all'eliminazione delle deiezioni e alla somministrazione dei pasti. Individuare i luoghi preferiti del gatto per riposare e nascondersi, in quanto ciò risulta utile per determinarne lo status sociale. Inoltre sono importanti anche recenti variazioni dell'ambiente domestico, come l'ingresso di un nuovo membro della famiglia, modificazione di abitudini precedenti, eventuale aumento del tempo trascorso lontano da casa, cambiamenti di mobilio, ecc.
Infine, ma non meno importante, è il riassunto dell'anamnesi medica del gatto. Nel caso infatti che il piano terapeutico includa il ricorso ad agenti psicotropi, è necessario conoscere i farmaci che sono stati somministrati in passato all'animale e le eventuali terapie in corso.
Per quanto riguarda poi la suddivisione schematica dell'aggressività felina in categorie, in realtà allo stato attuale dell'arte ancora non esistono criteri diagnostici accettati uniformemente dalle due scuole principali (europea e americana); ma torna comunque utile tener conto delle diagnosi descrittive e fenomenologiche.
Pertanto possiamo elencare, tra le forme più comuni di aggressività felina, escludendo quelle meno comuni (a. da dimorfismo sessuale: materna, sessuale e tra maschi; a. territoriale; a. idiopatica e a. appresa), almeno 6 tipi differenti:
  • aggressività da paura o da difesa
  • aggressività ludica e predatoria
  • aggressività assertiva o da irritazione
  • aggressività correlata al dolore
  • aggressività reindirizzata
  • aggressività intraspecifica (tra gatti)

La natura delle reazioni aggressive del gatto è strettamente correlata alle reazioni naturali e ai sistemi sociali che questo predatore solitario possiede allo stato selvatico. Ma dal momento che il gatto ha un'ampia gamma di impercettibili espressioni facciali e posturali sviluppate nel corso della sua evoluzione per evitare lo scontro fisico diretto, comprese tutta una serie di vocalizzazioni che sottolineano ulteriormente la comunicazione c.d prossemica, è fondamentale imparare a leggere tali segnali per prevenire l'attacco e possibilmente evitarlo.
Ricordiamo anche che spesso la soglia della reazione aggressiva può abbassarsi a causa di fattori stressanti interni o esterni che, una volta individuati, andrebbero, per quanto possibile, rimossi.
In ogni caso vale la pena ricordare qui che il comportamento aggressivo ha un'origine multifattoriale e questo spiega il perché un approccio troppo semplicistico al problema rischia di dar luogo a pericolose sottovalutazioni e conseguenti insuccessi terapeutici, pertanto ogni caso costituisce una realtà a sé e va attentamente vagliato e valutato, per individuare il trattamento più adeguato al contesto specifico.