domenica 7 settembre 2008

Igiene orale dei carnivori domestici

Oggi vorrei parlarvi di igiene orale, perseguita da una branca della medicina veterinaria che prende il nome di odontostomatologia, ovvero quella parte della nostra professione che si occupa di patologie, profilassi e terapie relative alla bocca e al cavo orale.
L'igiene orale è sicuramente una parte importante della salute dei nostri cani e gatti, anche se in queste specie la masticazione svolge un ruolo sommario nei processi digestivi, in ogni caso un problema alla bocca impedisce innanzitutto di alimentarsi e dunque apre la porta a tutta una serie di problemi conseguenti, per cui è bene rendersi subito conto della situazione, prima che questa degeneri.
Ricordiamo che un primo segnale di problemi è costituito dall'alitosi (ovvero il cattivo odore emanato dalla bocca), che deve immediatamente spingerci ad approfondire le cause che la determinano: essa infatti può essere dovuta a malattie epatiche o renali, intossicazioni, alterazioni dei processi digestivi come anche alla presenza di parassiti intestinali (è caratteristico l'odore agliaceo dato dalle infestazioni da ascaridi, ad esempio); ma il più delle volte è causata dalla presenza di placca, tartaro, neoformazioni o corpi estranei.
Dunque il primo passo fondamentale è quello di esaminare la bocca.

I problemi dentali infatti sono molto comuni nei piccoli animali, anche se purtroppo vengono spesso sottovalutati dai proprietari, che invece dovrebbero comprenderne l'estrema importanza e vigilare sullo stato di salute della bocca del proprio animale.
Vediamo dunque di passare in rassegna i principali costituenti della cavità orale, esaminando in breve la patologia più frequente che interessa la bocca, ovvero la malattia parodontale.
Essa interessa principalmente i cani di taglia piccola o toy e le razze brachicefale, anche a causa della particolare conformazione anatomica della loro dentatura.

La forma e le dimensioni della cavità orale infatti variano in dipendenza della razza (soprattutto nel cane) per cui in base alla larghezza e alla forma del muso si distinguono razze brachicefale (Pechinese, Carlino, Boxer, Shih-tzu, Bulldog, Persiani, ecc.), mesocefale (Labrador, Pastore tedesco, Setter, ecc.) e dolicocefale (Levrieri, Bassotti, Collie, Gatti asiatici, ecc.).
Ricordiamo poi che un ruolo fondamentale nella difesa della cavità orale è svolto dalla saliva, secreta dalle ghiandole salivari (mandibolari, sottolinguali, parotide, labiali, linguali, buccali, palatine e zigomatica), in quanto contiene numerose sostanze ad azione antibatterica (come il lisozima, le IgA salivari, la lattoferrina e la lattoperossidasi), senza contare la pulizia meccanica operata dal suo flusso durante la masticazione, funzione coadiuvata dalla lingua.
A questo proposito bisogna ricordare che la saliva dei carnivori contiene una discreta quantità di urea che costituisce un vero e proprio fattore di protezione nei confronti dello sviluppo delle carie, anche se favorisce la formazione del tartaro.
Ma anatomicamente uno dei costituenti principali è senz'altro il dente.
Esso è costituito da una CORONA , dal COLLETTO e da una RADICE.
-CORONA: è la porzione dentale che emerge in cavità orale.
A sua volta si divide stratigraficamente, dalla superficie in profondità, in
smalto (è il tessuto più duro dell'organismo, composto per il 97% da materiale inorganico), dentina o avorio (composta per il 72% da sostanza minerale meno dura dello smalto, ma più forte dell'osso) e polpa (è la porzione tenera, alloggiata in una cavità centrale denominata camera pulpare; contiene nervi e vasi linfatici e sanguigni che assicurano la nutrizione del dente).

-COLLETTO: è il punto d'incontro tra corona e radice (e tra smalto e cemento).

-RADICE: è la porzione del dente non visibile, avvolta dalla gengiva e che si inserisce nell'osso della mandibola o della mascella, è costituita dal canale radicolare (proseguimento della cavità pulpare che scorre per tutta la lunghezza del dente), dalla membrana periodontale o peridonzio (formato dal legamento parodontale, di natura connettivale, che ha il compito di assicurare l'adesione del dente ai tessuti circostanti, e dall'osso alveolare) e dal cemento (tessuto simile all'osso che riveste tutta la radice del dente, composto per il 55% da materiale inorganico).
Ad avvolgere il colletto, rivestendo parte dell'osso alveolare e una piccola parte della corona, troviamo la GENGIVA, un tessuto tenero che in prossimità della giunzione tra smalto e cemento vi si fissa tramite il legamento parodontale, citato sopra.
I denti vengono distinti in decidui (o da latte) e permanenti (o definitivi).
I primi sono denti provvisori e sono tipici dei cuccioli, che nascono sdentati, quindi verso i 21 giorni di vita compaiono i canini, seguiti dagli incisivi (25-30 giorni) e tra il 28° e l'84° giorno erompono i primi molari.
La sostituzione dei denti decidui da parte di quelli definitivi avverrà precocemente (la dentizione da adulto in genere è completata attorno ai 7 mesi di età).
I denti sono sottoposti a numerose sollecitazioni: termiche, fisiche, chimiche, ecc.
Questi stimoli si traducono, a seconda dello stato del dente e dell'intensità dello stimolo, in sensazione dolorifica che l'animale manifesta tramite difficoltà o addirittura impossibilità alla masticazione e di conseguenza, almeno inizialmente, si avrà una predilezione per gli alimenti morbidi sino ad arrivare in un secondo tempo al totale rifiuto ad alimentarsi.

La patologia parodontale è il processo infiammatorio più comune del cavo orale dei piccoli animali. Questa patologia evolve in fasi successive, che ci permettono, riconoscendole, di individuarne la gravità e prendere i dovuti provvedimenti.
Va ricordato che nel cavo orale sono normalmente presenti batteri che vanno a costituire, assieme a degli zuccheri detti mucopolisaccaridi, la cosiddetta placca.

I batteri, assieme alle tossine che rilasciano, causano l'infezione gengivale nota come gengivite, che si manifesta con gonfiore (edema), arrossamento gengivale e lieve approfondimento del solco gengivale.
L'inizio è rappresentato solitamente da una semplice gengivite superficiale (determinata da batteri aerobi Gram+ e cocchi) che in un secondo momento si approfondisce col coinvolgimento di batteri anaerobi Gram- e bastoncellari.
Ne consegue una parodontite (ovvero il processo infiammatorio si estende al legamento periodontale) con sfiancamento dell'alveolo e perdita di tessuto osseo, con uno scollamento sino al 25% della superficie del dente.
Successivamente la perdita di adesione raggiunge il 50% e si parla allora di parodontite avanzata e nella tasca gengivale che si viene a formare si accumula il tartaro (deposito di sali minerali misti a sostanze organiche di origine salivare) che di conseguenza peggiora ancora di più la situazione.
Quando il tutto evolve ulteriormente sino alla perdita di adesione di oltre il 50% si ha la parodontite grave, in cui il tartaro aggredisce il parodontio, l'attaccamento epiteliale recede verso l'apice del dente e il processo alveolare viene riassorbito.
La patologia parodontale può col tempo portare anche alla perdita del dente, non più adeso all'osso circostante, con ovvie conseguenze per la masticazione e l'alimentazione, senza contare che il proliferare dei batteri e la produzione di tossine può portare alla formazione di ascessi locali o altresì ad un coinvolgimento generale dell'organismo, causato da uno stato di tossiemia e colonizzazione di altri distretti ad opera degli stessi batteri.
Tutto ciò, per capirci, avviene in tempi successivi anche piuttosto lunghi, per cui non bisogna mai abbassare la soglia di attenzione e per questo la situazione va monitorata ad ogni visita veterinaria oltre ad essere consigliabile una corretta e continuativa profilassi dentale attraverso l'uso di prodotti appositi, come dentifrici enzimatici commestibili, prodotti a base di clorexidina e ovviamente l'azione meccanica di uno spazzolino e dell'utilizzo di appositi snack masticabili e croccantini studiati ad hoc.
Dal momento che la risposta da parte dell'organismo in caso di parodontite è una produzione sempre crescente di neutrofili, linfociti e plasmacellule, con una sempre maggiore distruzione di tessuto, l'obiettivo terapeutico principale rimane quello di controllare la popolazione batterica e minimizzare lo scollamento gengivale, per salvaguardare il dente.
Il trattamento, quando la situazione è già avanzata, e dunque l'intervento manuale non è più sufficiente, consiste nella rimozione della placca, del tartaro e dei batteri oltre al tessuto alterato e questo può essere eseguito correttamente soltanto da un veterinario che sottoporrà l'animale, spesso dopo adeguata terapia antiinfiammatoria e antibiotica preparatoria all'intervento, a detartrasi meccanica (eseguita sotto anestesia), tramite appositi strumenti detti ablatori (si tratta di apparecchi che sfruttano gli ultrasuoni in concomitanza all'emissione di un getto d'acqua vaporizzata).

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