giovedì 14 agosto 2008

Leucemia Felina e patologie FeLV correlate

Oggi vorrei parlare di una malattia che rappresenta lo spauracchio o meglio il terrore di tutti i proprietari di gatti (dopo la sindrome da immunodeficienza o FIV e la peritonite infettiva o FIP) in particolar modo di quelli che conducono vita libera.
Questa è infatti una malattia che riguarda soprattutto ed esclusivamente quei gatti che hanno contatti con i loro simili, dal momento che la trasmissione non avviene per via indiretta, ma ha bisogno del passaggio di fluidi corporei tra un animale infetto e uno sano: l'agente eziologico della Leucemia Felina (FeLV) è difatti un retrovirus, definito anche Lentivirus (perché la comparsa dei sintomi avviene anche anni dopo l'infezione), trasmesso orizzontalmente tra gatto e gatto attraverso la saliva, le urine e le secrezioni dell'apparato respiratorio, mentre nell'ambiente esterno viene distrutto in pochi minuti dagli agenti atmosferici.
Le vie di trasmissione conosciute sono rappresentate quindi da morso, leccamento e toelettatura, nonché dall'infezione intrauterina e da quella transmammaria (tramite allattamento).
Tuttavia il semplice contatto col virus non garantisce l'infezione, e comunque quest'ultima non assicura lo sviluppo di una viremia persistente o di una malattia.
Le quattro possibili evenienze, in conseguenza del contatto col virus, sono:
1-
virus neutralizzazione: il 30% dei gatti esposti sviluppa una risposta immunitaria valida ottenendo una certa immunizzazione, che rende l'animale resistente alle future infezioni a tempo indeterminato.
2-
viremia persistente: in quasi il 40% dei gatti esposti, il virus progredisce attraverso l'organismo, dai tessuti linfoidi che circondano la sede di esposizione, ai linfociti e monociti circolanti sino alla colonizzazione degli organi immunocompetenti (milza, GALT, linfonodi) ed infine si diffonde ai neutrofili e alle piastrine midollari, con viremia periferica ed infezione epiteliale diffusa.
3-
latenza: circa il 30% dei gatti esposti non sviluppa l'immunità, ma neppure una viremia persistente. Il virus si occulta nel genoma delle cellule dell'ospite, ma non replica.
Si tratta di uno stadio transitorio che dura in media 30 mesi.
Può evolvere in virus-neutralizzazione o in viremia persistente.
4-
portatori immuni: in una minima percentuale di gatti esposti l'intera popolazione virale viene sequestrata dal tessuto epiteliale, dove si replica, senza però poter lasciare le cellule a causa dell'efficace produzione anticorpale.
Una volta penetrato nel gatto quindi il virus progredisce attraverso i vari tessuti permettendoci di distinguere ben 6 fasi o stadi progressivi della malattia, di diversa durata ciascuno e che non sto qui a ricordare per esigenze di spazio.
Ad ogni modo la capacità del sistema immunitario di arrestare questa progressione ne determina l'esito finale ed influisce sui risultati dei vari test antigenici a nostra disposizione (PCR, ELISA, IFA).

Il virus è responsabile di diverse malattie a carattere proliferativo (linfosarcoma, leucemie) o degenerativo (anemie non rigenerative, atrofia del timo, sindrome simil-panleucopenica, mortinatalità, aborti), nonché di immunosoppressione.

Per quanto riguarda i sintomi, essi sono molto variabili; ma spesso comprendono dispnea, letargia, anoressia, febbre, gengivite/stomatite ed ascessi che non guariscono.
Vi può essere versamento pleurico, pallore delle mucose (in corso di anemia), anomalie oculari, masse addominali palpabili e aumento di volume di organi quali milza, fegato e reni.

I segni clinici dunque variano enormemente in funzione del tipo di malattia e degli organi coinvolti e di conseguenza pure i test diagnostici che rivelano la presenza degli antigeni virali danno risultati che variano a seconda della forma di malattia presente ed agli organi colpiti.

Per esempio più del 90% dei gatti con linfosarcoma del mediastino anteriore è virus-positivo, mentre lo stesso risultato si riscontra solo in meno del 50% dei gatti affetti da linfosarcoma intestinale.
Per questo motivo risultano valide alcune linee guida fornite dall'American Association of Feline Practitioners/Academy of Feline Medicine che riporto riassunte qui di seguito:
A)-Tutti i gatti dovrebbero essere testati per le infezioni da retrovirus (FIV e FeLV)

B)-E' importante identificare gli animali positivi per la gestione delle patologie conseguenti

C)-Tutti i nuovi gattini e gatti adulti dovrebbero essere testati prima dell'introduzione in un'abitazione (soprattutto se già vi abitano altri gatti).

D)-I gattini possono essere testati a qualsiasi età.

E)-La vaccinazione col vaccino per la Leucemia Felina non interferisce coi test per la FeLV
F)-Il test ELISA è il gold standard e pertanto deve essere il test di screening preferito.
G)-Tutti i test di screening risultati positivi vanno ripetuti dopo almeno 30 giorni.
H)-Il test IFA può essere adoperato per confermare la positività di un test ELISA (dopo 6-8 settimane dal primo).

L)-Tutti i gatti risultati negativi al test, ma che vengano successivamente in contatto con gatti FeLV-positivi, vanno ritestati non prima che siano trascorsi almeno 90 giorni dal contatto.
M)-Ogni gatto che esce nell'ambiente esterno va considerato a rischio per l'esposizione ai retrovirus e dunque va testato almeno una volta l'anno (soprattutto per il virus della FIV per cui non esiste vaccino, anche se viene regolarmente vaccinato per la FeLV).
N)-Ogni gatto risultato FeLV-positivo e portato in una casa con più gatti antecedenti alla sua introduzione, andrebbe isolato dagli altri.
O)-Nessun test è accurato al 100% nello stesso tempo e nelle stesse condizioni, tuttavia ogni risultato va interpretato alla luce delle condizioni di salute del paziente e delle precedenti probabilità d'infezione.
Infine va ricordato che i gatti FeLV positivi sono in grado di avere un alta qualità di vita per mesi o anni e di conseguenza, fatti salvi i punti precedenti, è assolutamente assurdo e amorale proporre l'eutanasia di un gatto asintomatico o comunque in grado di rispondere alle terapie di sostegno, solo perché risultato positivo al test.
E' compito del veterinario invece adoperarsi per mettere al corrente il proprietario sulla possibile evoluzione della patologia.
Il cliente, per esempio, deve sapere che l’infezione può decorrere asintomatica e che, nel caso si sviluppino patologie correlate all’infezione da retrovirus, queste possono essere adeguatamente trattate. Il cliente deve essere cosciente del fatto che il proprio gatto costituisce un pericolo per altri soggetti, ed andrebbe quindi isolato.
Se il gatto FeLV–positivo asintomatico vive da solo in casa, il proprietario dovrà istituire alcune misure preventive, senza per questo modificare il rapporto intrattenuto con l’animale.
Se il gatto vive in casa, ma ha possibilità di uscire all’esterno, è consigliabile isolarlo in casa fino all’avvenuta conferma dello stato viremico dell’infezione da FeLV.
Se il gatto vive in appartamento con altri gatti è preferibile isolarlo o, se ciò non è possibile, trasferirlo in un’altra casa.
In altre parole, non esistono motivazioni di ordine medico o etico che giustifichino l’eutanasia di un soggetto FeLV (o FIV) positivo asintomatico, in quanto una certa percentuale di questi gatti può condurre una vita normale e morire in seguito ad eventi non correlati all’infezione retrovirale.
Poiché il virus è labile nell'ambiente, la disinfezione degli ambienti domestici risulta piuttosto facile. Senza alcun trattamento il virus scompare entro una settimana.
L'infezione può essere eradicata da un ambiente attraverso un adeguato programma di risanamento della popolazione felina presente, coadiuvata dall'azione di medici veterinari in grado di fornire utili ed importanti consigli da caso a caso.
Per quanto riguarda invece le domande sull'atteggiamento da tenere circa la profilassi vaccinale, in generale si ritiene che:
- non è necessario vaccinare un gatto FeLV-negativo che vive in casa da solo, indipendentemente dal fatto che sia FeLV-positivo o negativo
- non è necessario vaccinare un gatto FeLV-negativo che vive in casa con altri gatti FeLV negativi

- è consigliabile vaccinare un gatto FeLV negativo che vive con uno o più soggetti FeLV positivi
- è consigliabile vaccinare i gatti che vivono all’esterno o che vivono in casa ma hanno la possibilità di uscire.
Per concludere ricordiamo che il significato di questo virus dal punto di vista della salute pubblica è stato oggetto di numerosi studi, ma nessuno di essi ha evidenziato una qualunque correlazione fra questo agente ed una qualsiasi malattia dell'uomo.

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